Il modello terapeutico della Gestalt Therapy, mira alla crescita del soggetto e alla sua competenza relazionale.
La crescita è intesa come un processo di costruzione che, attraverso un confronto critico, carico di successi e fallimenti, porta ad una nuova integrazione tra Soggetto e Ambiente. La crescita avviene attraverso i contatti con l’ambiente, con la novità/diversità rappresentata dall' altro, e implica una fase conflittuale nella quale gli equilibri esistenti entrano in crisi ed una fase costruttiva, nella quale si perviene ad una nuova sintesi (cfr. la “fusione degli orizzonti” di H. G. Gadamer). Se questo processo si interrompe o viene precocemente evitato, non avviene il contatto con il “nuovo” e la persona blocca o riduce la propria crescita.
La terapia della Gestalt pone in primo piano la relazione, partendo dall’assunto che ogni blocco intrapsichico si forma in una relazione primaria, si riattualizza nella relazione attuale ed è curato all’interno di una relazione terapeutica.
Il terapeuta della Gestalt, sostenuto da orientamenti diagnostici, si centra sulla relazione che si co-costruisce tra la presenza sua e quella del paziente. L’attenzione rimane focalizzata sul modo in cui egli sente presente sè stesso e il paziente e sul modo in cui ad un tratto si perde la spontaneità della presenza. Il blocco relazionale che accade nel qui-e-adesso è il luogo della cura. Dare spazio alla soggettività del paziente a livello clinico si esplica nell’interesse per i vissuti corporei relazionali del paziente, per la sua intima autovalutazione, per la sua capacità di coniugare il suo mondo con l’Ambiente.
Il ‘cosa sente’ - sia del paziente che del terapeuta- ha sempre un dato corporeo e una direzione relazionale. Diventarne consapevoli e focalizzare i modi e i tempi in cui tali vissuti si bloccano e si interrompono è il compito della terapia.
L’episodio di contatto altro non è che il dispiegarsi di un’intenzionalità di contatto del soggetto che si intreccia con quella dell’altro. Assumere l’intenzionalità relazionale come chiave ermeneutica trasforma ogni sintomo in ricerca fallita dell’altro. Solo se il terapeuta sarà sensibile e attento al fremere dell’intenzionalità di contatto del paziente, anche nella situazione di maggiore sofferenza, potrà offrirgli la possibilità di ritrovare l’energia e la direzione necessari per un contatto pieno.